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“Alice ancora non lo sa” di Carlotta Fruttero 

Immagine di copertina

Sinossi

Alice sta per perdere la casa di famiglia in cui è cresciuta e vive, ma è determinata a battersi perché ciò non accada. Per continuare a lottare però deve fare i conti con il passato. La sua vita, le sue scelte: specialmente una, quella che dieci anni prima le ha completamente rivoluzionato l’esistenza.

Alice è sempre stata una sognatrice, ama le fiabe, crede nel principe azzurro e nel lieto fine e quando incontra Lui pensa di aver finalmente trovato le risposte che cerca. Si lascia travolgere dai sentimenti, dimentica il buonsenso e si butta anima e cuore in un’avventura che rischia di annientarla.

Poteva agire diversamente? È stata tutta colpa sua? Eppure amore c’è stato, non è accaduto tutto invano se ora Alice ha il coraggio di ripercorrere il cammino che l’ha portata fino a qui; un cammino segnato da ricordi dolorosi ma che le consentirà di diventare più consapevole e forte.

Una scrittura nitida e sincera, un romanzo avvincente che racconta come una donna possa emergere da qualsiasi dirupo se ha buone ragioni per farlo.

Recensione

Alice ancora non lo sa è un romanzo di Carlotta Fruttero pubblicato da Mondadori nel luglio 2024.

Vi si racconta la storia di Alice che la Fruttero fa sua fin dalle prime righe scegliendo di esporla in prima persona. L’empatia con la protagonista è totale: prova le sue speranze, gioie, paure, dolori, angosce, sensi di colpa. Emozioni che pregnano le pagine. Ma la Fruttero va oltre, l’empatia diventa simbiosi fisica, una sorta di metempsicosi nel corpo di Alice che le dà accesso diretto agli stimoli sensoriali, conducendo il lettore a una profonda immersione nei contesti narrativi.

Il romanzo si apre con una mail che riporta in allegato una sentenza di causa civile: si comunica a Alice che la banca potrà pignorarle la casa, qualora non fosse stata rifusa di un’importante somma di denaro della quale lei è garante.

Quella dimora non rappresenta solo un immobile, ma il terreno dove affondano le sue radici, il rifugio granitico che l’ha sempre accolta e protetta durante le tempeste. Un luogo dell’anima al di là del tempo, dello spazio e degli eventi. Probabilmente, l’unico sostegno che le è rimasto per non cadere in un oblio esistenziale.

Ma come è arrivata Alice a questo punto? Quali sono le sue responsabilità? La pena che le è stata deliberata è giusta? È solo l’ultimo atto di una nemesi che la può portare al riscatto o alla resa?

Alice vuole capire. Così, inizia un viaggio a ritroso.

La trama si sviluppa su due piani temporali, quello in cui ripercorre gli eventi della sua vita e quello in cui rievoca le vicende dei genitori. I due filoni narrativi si intrecciano per poi fondersi magistralmente in un passato prossimo che ci conduce ai concitati e straordinari fatti in cui la protagonista è catapultata prima della ricezione della mail.

Storie di personaggi tutt’altro che ordinari che si dipanano tra Italia, Inghilterra, Francia, Belgio, attraversando il Secondo conflitto mondiale, il boom economico italiano, gli anni Settanta e Ottanta, fino a giungere ai nostri giorni. Vissuti che indirettamente ci forniscono un quadro sociologico dell’Europa, ma in particolare del nostro Paese, soggetto in quegli anni a un fervente processo di metamorfosi.

Alice ha una vita alquanto normale: genitori che la amano, una condizione economica favorevole. Dovrebbe ritenersi una privilegiata, se non fosse per il rapporto conflittuale con la madre affetta da una grave depressione. Una madre spesso ingombrante e rigida nell’educazione che percepisce come uno ostacolo alla completa espressione della sua personalità. Alice anela a indefiniti sogni che travalicano i guardrail di un’esistenza strutturata sulle imprescindibili fondamenta dell’ordine, della disciplina e della programmazione. Aspirazioni che si manifestano in una tensione alla ricerca di una vita intensa, appagante, creativa, di un amore totalizzante e simbiotico con un uomo che l’accetti completamente e ne nutra la forza vitale.

Con il tempo, questo lato ribelle di Alice viene imbrigliato da una visione pragmatica della vita che la guida a scelte ponderate e solide. Tuttavia, un elemento, anche se ormai latente, che le fa percepire un’insoddisfazione di fondo, una malinconia crepuscolare, un anelito a un’altra realtà possibile.

Quando incontra Giacomo vede una via d’uscita dalla convivenza con la madre che si è aggravata nella patologia e che ora rischia di risucchiare anche lei. Un uomo che la ama, con cui condividere progetti, capace di donarle quella chance per tracciare una nuova strada d’indipendenza e libertà.

La relazione cresce armonica, solare, ma viene destabilizzata dalla nascita dei figli prima e dalla routine che porta spesso a dare per scontato il coniuge poi.  

Alla soglia dei quarant’anni Alice conosce Lui. Già “Lui”, senza un nome e con la L maiuscola. Quasi un’entità, superiore. Una figura che invade da subito la scena. Alice continua a narrare la sua storia, ma non ne è più la protagonista. Da questo momento è come se la subisse.

Quando i loro sguardi si incrociano per la prima volta, percepiscono un legame atavico, irrazionale. Lui intravede in Alice quell’autostrada che lo condurrà al compimento del suo destino. La vuole, la corteggia, la intriga. E lei rimane rapita da quella magnetica personalità carica di pathos.

Il matrimonio di Alice presenta già delle crepe, ma non vuole buttarlo all’aria per uno sconosciuto. Quindici anni di sentimenti, di sacrifici nell’educazione dei figli e di condivisione di sogni non possono essere disintegrati da un uomo che non ha neanche un lavoro e risorse per garantirle sicurezze. Ma come ignorarlo? Lui capisce i moti della sua anima, anticipandone pensieri e azioni, e le dona attenzioni e gesti di cui ha bisogno. Prova in tutti i modi a disinnescare la valanga che incombe sulla sua vita e su quella delle persone che ama. Si sforza di sfuggire a quello che pare essere l’amore totalizzante da sempre desiderato. Lui sa aspettare, fa le mosse giuste nei momenti giusti, quasi ispirato da un soprannaturale sesto senso.

Quando Lui molla tutto e si trasferisce nella sua città iniziando una promettente attività, Alice cede. Capisce che è disposto a ogni cosa per lei e ha le qualità per creare certezze. Iniziano un cammino insieme.

 Alice per Lui rappresenta il riscatto, la possibilità d’intraprendere un percorso luminoso e non più solitario, l’occasione per centrarsi in un mondo che finalmente lo accetta e lo accoglie con un amore mai sperimentato. Ora ha un ruolo di guida e di sostegno, una prospettiva di realizzazione professionale. È l’artefice del suo destino, ha il controllo. E ci mette tutte le forze, ci crede.

Ma alla vigilia della svolta lavorativa, quella che gli avrebbe fatto fare il grande salto, un socio lo tradisce dissolvendo tutte le aspettative, i sogni e lasciandolo pieno di debiti. Crolla.

Ce l’ha messa tutta, ma il fato trama contro di Lui. Muove gli uomini come pedine per tessere piani perversi. Non può essere sconfitto senza ribellarsi. Non può accettare passivamente i crudeli intrighi degli Dei. Inizia la sfida con loro, abbandonando etica e morale, intralci di cui gli stessi non si gravano. Si siede al tavolo da poker pronto a tutto: a simulare, a bleffare. La realtà diventa un ologramma, la sceneggiatura di un film e le persone carte da usare e incastrare per un improbabile full d’assi.

Sa che da quella partita dovrà uscirne, ma vuole lasciare il panno verde da protagonista e soprattutto scegliendo lui il momento. La sua guerra non è con le persone, non le odia, sono solo risorse da manipolare e impiegare. Ne comprende i drammi e la sofferenza, vorrebbe addirittura esserne considerato un generoso mentore, ma devono essere sacrificate per l’obbiettivo principale.

Alice si ritrova lentamente all’interno di un incubo in cui si sgretolano tutte le sue certezze, dove anche la realtà diventa evanescente e lei incapace di riconoscere la verità dall’illusione. Un disorientamento che le fa perdere la presa sulla fisicità e razionalità della vita, risucchiandola in un buio vortice esistenziale che rischia di annichilirla.

Il meglio è nemico del bene le ripeteva il padre, forse per comprendere questo aforisma c’era stato bisogno di Lui? Forse per capire la madre e riconciliarsi con lei doveva salire sul cavallo scosso di quell’uomo diretto verso un destino allucinato e allucinante? Forse era stato necessario sprofondare in quest’avventura noir per metabolizzare che l’amore per i figli era quello più vicino al sentimento totalizzante agognato? Sì, probabilmente era stato inevitabile incontrarLo e partire per quel pericoloso viaggio pagato a caro prezzo, ma che l’ha fatta sentire viva e dato risposte. Ora sa ciò che conta veramente e ha raggiunto una granitica consapevolezza di sé e della sua forza. Ora ha trovato quell’inespugnabile castello in cui sentirsi sicura e che aveva sempre cercato: si celava dentro la sua volontà. 

Un romanzo che rapisce fin dalle prime pagine questo della Fruttero, caratterizzato da uno stile di scrittura pulito e scorrevole. Lo sviluppo della trama è organizzato in una struttura moderna e accattivante che lascia sempre qualcosa in sospeso, trovando soluzione nell’alternanza dei capitoli che si dipanano su più piani temporali. Un’impalcatura narrativa accurata e originale che si presta a una sceneggiatura. Un libro consigliato a un target trasversale di lettori, capace di lasciare un segno.   

Dettagli del libro

TitoloAlice ancora non lo sa
AutoreCarlotta Fruttero 
EditoreMondadori
GenereRomanzo
FormatoLibro
Pagine 240
PubblicazioneLuglio 2024
PrezzoEuro 18,50
Link di acquisto
https://www.amazon.it/Alice-ancora-non-lo-sa/dp/8804782420

Estratto

Le tre del pomeriggio. Accendo il computer e scarico la posta. Offerte speciali, promozioni, la bolletta del telefono. E una mail del mio avvocato: “In allegato la sentenza del giudice”. Ci siamo.

Clicco sul pdf, leggo: “Sentenza causa civile nr. 1005/2015. Promossa da Alice Giordano contro Banca Popolare”.

Scorro rapidamente le venti pagine del documento, mi salta agli occhi più volte la parola “rigetta”, vado dritta alla CONCLUSIONE:

“Il tribunale condanna pertanto l’Opponente, in qualità di fideiussore, a rifondere la banca in questione con la somma di € 398.742, nonché al pagamento delle spese legali quantificate in € 8.000. Inoltre revoca l’opposizione al decreto ingiuntivo richiesto dalla banca in oggetto.”

È il 15 luglio. Dall’inizio del procedimento sono passati sette anni, durante i quali non ho mai smesso di sperare. Da oggi in poi, invece, la banca può iscrivere l’ipoteca e procedere al pignoramento. La casa sarà pignorata, sgombrata e venduta all’asta, a una cifra di gran lunga inferiore al suo valore di mercato.

Come faccio a dirlo ai ragazzi? Come posso spiegare loro che un giudice prevenuto non ha ritenuto credibili le mie ragioni e ha sentenziato nero su bianco che non potevo non sapere, e che dunque sono complice e colpevole quanto Lui?

Ma io davvero non sapevo, neppure sospettavo. È questa la mia colpa. Imperdonabile.

Come sono finita in un guaio simile? Perché non ho agito quando ancora ero in tempo? Paura, vigliaccheria, ingenuità, egoismo? Non lo so. So però che una madre che non protegge i suoi figli non è una vera madre: è una donnicciola sconsiderata e pavida, incapace di affrontare la verità per non ammettere di aver sbagliato. Un’altra imperdonabile colpa.

«Sei una svampita!» urlava la mamma durante i nostri feroci litigi. La odiavo quando mi gettava addosso quell’accusa. Eppure oggi, alla luce della sentenza, non posso che darle ragione. Colpa mia se ci porteranno via la casa di famiglia, colpa mia se Luca e Nina perderanno il luogo più caro al mondo, quello in cui hanno trascorso i momenti più intensi della loro vita e costruito amicizie solide, il luogo a cui sono indissolubilmente legati, tanto quanto lo sono io.

Durante questi dieci anni di incertezza e precarietà mi sono concentrata su un unico obiettivo: resistere, non perdere la speranza, svegliarmi tutti i giorni con il sorriso e non pensare mai al peggio. Positiva, devo essere positiva, mi ripetevo incessantemente anche quando l’ansia tentava di prendere il sopravvento. Evitavo di approfondire le ragioni del mio comportamento, schivando domande e risposte scomode pur di continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno. Ora è tempo di chiudere il cerchio, di lasciare alle spalle il passato e rispondere onestamente alla domanda che mi gira sempre in testa: perché ho scelto di imboccare quel sentiero accidentato e di seguire Lui, anziché proseguire sulla via maestra?

«Il meglio è nemico del bene» diceva mio padre. Ma io, la Svampita, non ci ho mai creduto, così come non ho mai seriamente riflettuto su un altro detto che ripeteva sempre lo zio Franco quando mi lagnavo per qualche delusione: «Ogni azione genera una reazione uguale e contraria». Soltanto oggi mi chiedo: qual è stata l’azione scatenante, quella che ha provocato la reazione contraria? In quale istante avrei potuto cambiare il corso degli eventi?

Cenni biografici autrice

La scrittrice Carlotta Fruttero

Carlotta Fruttero è nata a Torino nel 1962. È autrice di La mia vita con papà, edito da Mondadori. Questo è il suo primo romanzo.

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