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“Geografie umanitarie di Terra, di Mare, di Pace” di Andrea Bellardinelli

Immagine di copertina

Sinossi

In questa raccolta di racconti brevi e riflessioni, ho cercato di concentrare lo sguardo sulle persone che ho incontrato come operatore umanitario tra Africa, Italia, Europa e Mar Mediterraneo.

Ho dialogato con autorità istituzionali, professionisti del comparto sanitario e della protezione civile, professori, giornalisti, volontari, società civile e persone comuni. Sono entrato in relazione con migranti e indigenti: un’umanità fragile ed errante ma portatrice di diritti e incredibilmente viva, che fugge da guerre, miserie, disastri naturali ed economie senza più etica.

In mezzo a questa complessità ho un pensiero costante che mi accompagna e mi permette – ancora oggi – di continuare a resistere, per il nostro pianeta e per chi ci sarà dopo di noi: la consapevolezza di una scelta individuale ma contagiosa, perché nobile, umile e sacra. Lavorare in sinergia con altri, tra meridiani e paralleli della ragione anche distanti, con un obiettivo comune: ripudiare le violenze, le guerre e i conflitti, in ogni loro declinazione o forma. Per costruire un pezzo di Pace.

Recensione

Geografie umanitarie di Terra, di Mare, di Pace è un libro di Andrea Bellardinelli pubblicato da Affinità Elettive nel novembre 2024.

L’opera raccoglie i racconti e le riflessioni dell’autore sulle sue esperienze come operatore umanitario in Italia, nell’Europa dell’Est, nelle isole greche dell’Egeo nordorientale e nell’Africa occidentale guineana.

Un’elaborazione appassionata, ma allo stesso tempo lucida ed equilibrata, dei suoi straordinari vissuti che si sono plasmati nel corso di venti anni, partecipando alle missioni e ai progetti di EMERGENCY.

Missioni e progetti che, dal 2004 al 2024, hanno seguito puntualmente la geografia delle più drammatiche crisi umanitarie, spesso conseguenza di guerre, altre volte dell’insufficiente sviluppo economico di nazioni sfruttate o di catastrofici eventi naturali.

L’autore, condividendo la mission di molte organizzazioni umanitarie, è spinto da sincero ardore a donare il proprio servizio per migliorare l’esistenza di quelle sacche di umanità a cui i diritti dell’uomo sono negati. Fa del rispetto della vita un valore imprescindibile.

Nei racconti della sofferenza di parte del genere umano, ci fa riflettere sulla deriva etica e morale che la classe dirigente mondiale sta attraversando, troppo spesso appoggiata ciecamente da uomini e donne manipolati e storditi da propagande mediatiche che educano a un personale successo economico come parametro esistenziale.

Così, l’autore ci porta a Freetown in Sierra Leone, uno stato che dal 1985 al 1996 ha vissuto 11 anni di cruenta guerra civile. Ci arriva nel 2004 e trova un paese in ginocchio con un’inflazione alle stelle, dove disoccupazione e povertà annientano le prospettive della popolazione, ma soprattutto dove l’unico ospedale è chiuso per ristrutturazione. Solo il Centro chirurgico di Goderich, aperto da EMERGENCY nel 2001, si erge ad argine di una crisi sanitaria dilagante. Forse un granello di sabbia nel deserto, una percentuale insignificante nelle statiche, ma nella realtà centinaia di vite salvate, di famiglie non distrutte dalla perdita, di persone a cui si è riaccesa la fiducia nel prossimo. E proprio qui a Freetown, Bellardinelli da voce ai colleghi e alla gente comune che quella realtà la vivono quotidianamente.

Il viaggio tra le emergenze umanitarie continua e ci conduce nel vortice dell’evento epocale che sta segnando sempre più il XXI secolo: il fenomeno migratorio. Milioni di persone che cercano una terra promessa lontano da guerre, fame, malattie, discriminazioni e violenza. Uomini, donne e bambini che lasciano tutto perché quel tutto non è più niente. Perché quel tutto è peggiore della morte. E si aggrappano con tutta la forza alla speranza, ultimo appiglio che li tiene sospesi sull’abisso.

 E le coste Italiane diventano, come quelle greche, giacigli salati per salme di esseri umani. Lidi dove un mare, il Nostrum, che da sempre è stato un ponte di contaminazione tra civiltà, vomita i sogni infranti d’indomite anime che non si erano arrese a un destino avverso. Con spesso la sola colpa di essere nate nella parte sbagliata del mondo.

Quelli che riescono a farcela arrivano in condizioni pessime. Hanno bisogno di assistenza medica e psicologica, di mediatori culturali che parlano le loro lingue. Servizi che Emergency, in collaborazione con le istituzioni, offre con i suoi Polibus (pullman dotati di aree adibite ad ambulatorio, a sala per l’accoglienza e spazio d’attesa).

Nel raccontare l’epopea di alcuni migranti e l’instancabile lavoro degli operatori umanitari, Bellardinelli fa emergere la dimensione surreale di ciò che sta accadendo. Non punta l’indice contro nessuno, sa che il problema è complesso e non ci sono soluzioni semplici. Non colpevolizza le istituzioni che il più delle volte sono aperte a collaborazioni sinergiche e nelle quali operano figure che fanno del loro meglio per ovviare a una burocrazia lenta, farraginosa e pignola. Ma quando sulle rive arrivano corpicini di bambini, si chiede quali altre ragioni hanno la precedenza sull’interrompere questa tragedia. Ha la certezza che il mondo è in preda a uno stato alterato di coscienza.

Considerazione che si rafforza nell’altro fronte d’immigrazione attraverso la rotta balcanica. Qui l’autore, in visita a Trieste per la valutazione di un progetto di Emergency, ci racconta altre storie di migranti: le centinaia di chilometri fatti spesso a piedi, le violenze subite nel tentativo di passare il confine con l’Italia. La polizia croata picchia. In particolare, mira alle gambe per ritardare il più possibile un nuovo game.

Significativo un passo del libro:

Le Associazioni triestine, tra le altre attività, curano i loro piedi, feriti e a volte poco riconoscibili a causa del lungo viaggio. Sono la mappa di una geografia del dolore.

Ancora in viaggio. Seguendo le orme di un’umanità afflitta, giungiamo in Moldova. È il 2022. Migliaia di profughi, che scappano dall’Ucraina e da un’invasione scellerata, portano con sé il terrore di chi da un giorno all’altro ha visto crollare ogni riferimento esistenziale: casa, lavoro, famiglia. Persone con malattie croniche che hanno lasciato il piano terapeutico in patria, bambini con patologie di stagione. Tutti fiaccati da uno stato depressivo o di stress che solo l’orrore senza logica della guerra può gettare addosso. Hanno bisogno di un’assistenza primaria. Ed EMERGENCY, anche qui, dà il proprio encomiabile contributo con un suo Politruck: una clinica mobile completamente autonoma in cui prestano servizio un medico, uno psicologo, infermieri, mediatori culturali e logisti.

E Bellardinelli ci parla di quegli occhi attoniti e sofferenti, bisognosi di conforto e rassicurazioni. Occhi che, nonostante cambino la latitudine e la longitudine, il colore della pelle e la lingua, gridano ovunque, nelle emergenze umanitarie, lo stesso bisogno di pace e accoglienza. Ma l’autore descrive anche la gioia che deriva dalla collaborazione tra uomini e donne che si dedicano ad alleviare le sofferenze altrui. Sinergie alchemiche capaci di far sperimentare un altro mondo, possibile e migliore.

Infine, la peregrinazione umanitaria prosegue di nuovo nella nostra Italia, ma questa volta lontano dalle coste. Raggiungiamo le periferie delle grandi città, le zone terremotate, le campagne del capolarato. Zone di emergenza che vengono alla ribalta mediatica per poche settimane e poi giacciono in un’ombra cupa da cui si eleva un lamento muto. L’Italia degli invisibili e dei dimenticati.

Un libro, questo di Bellardinelli, che descrive le geografie umanitarie ed educa a una cultura della solidarietà, sensibilizzando ad accogliere il grido di aiuto di parte della popolazione mondiale.

Una pubblicazione consigliata a un target trasversale di lettori, caratterizzata da una scrittura limpida ed efficace. Asciutta quanto basta per descrive, comunicare emozioni e far riflettere.   

Dettagli del libro

TitoloGeografie umanitarie di Terra, di Mare, di Pace
AutoreAndrea Bellardinelli
EditoreAffinità Elettive Edizioni
GenereAutobiografia
FormatoLibro
Pagine116
PubblicazioneNovembre 2024
PrezzoEuro 16
Link di acquisto
https://www.amazon.it/Geografie-umanitarie-terra-mare-pace/dp/8873267602

Estratto

Trieste, aprile 2024 – Friuli Venezia Giulia

L’arrivo in auto a Trieste lo considero tra i più belli d’Italia. La strada costiera attraversa il Carso e il mare come un nastro argentato appoggiato in mezzo a un abito di donna gentile, verde e blu.

In questa città europea e italiana dalla storia affascinante, dolce e tagliente come le falesie a picco sul mare, sta succedendo un cortocircuito senza senso, tipico della storia non governata dalla lungimiranza politica, che dovrebbe invece affrontare i fenomeni sociali con senso e ragione.

Il cortocircuito è la rotta balcanica.

Arrivo a Trieste con Roberto, anche lui di Ancona come me e Responsabile Clinico del Dipartimento Migration di EMERGENCY. Siamo in missione valutativa per aprire un progetto per i migranti, qui a Trieste, la città che ha vissuto l’ultima grande rivoluzione italiana: quella basagliana.

Ci mettiamo subito al lavoro: incontri istituzionali, associativi, pensieri, dati.

La situazione è complessa, i flussi dei migranti discontinui, le storie dei “transitanti” troppo spesso tragiche, si scappa da guerra e miseria. SI scappa dalla fine della ragione.

Le associazioni, con tanti giovani, sono la concreta rivoluzione della solidarietà e la costruiscono con un lavoro encomiabile, pacifico, professionale e responsabile. Le istituzioni ci sono, collaborano, ma alle volte sembra che le volontà politiche del governo centrale non siano a ritmo con le esigenze delle periferie, spesso sotto organico, con funzionari che onorano il loro incarico cercando di mediare l’assurdo per risolvere problemi complessi, inascoltati da una comunità europea che non capisco più se voglia unire i popoli o dividerli.

Dico a Roberto che dobbiamo andare a vedere il Silos. È una struttura a fianco della stazione centrale, un vecchio magazzino asburgico nella zona del Porto Vecchio. Il Silos è enorme e, sebbene oggi fatiscente, rimane affascinante nella sua architettura imponente, come l’Impero asburgico usava presentarsi al mondo.

Il Silos da diversi anni è il punto di approdo e ripartenza per questa comunità errante, che dopo aver attraversato il Medio Oriente e i Balcani a piedi, cerca un luogo sicuro per proseguire il viaggio o rimanere nel territorio italiano. Le associazioni triestine, tra le altre attività, curano i loro piedi, feriti e a volte poco riconoscibili a causa del lungo viaggio.

Sono la mappa di una geografia del dolore.

La scena, all’interno del Silos, è quella di un girone infernale, fatto di tende ormai lise, giacigli prodotti con materiali di scarto, cibo, fango, immondizia e tanti, tanti, tanti ratti che ormai sembrano addomesticati. E giovani pakistani, afghani che ci raccontano del loro viaggio, delle atroci violenze subite, di quante volte hanno tentato il game per attraversare il confine con l’Italia.

Roberto si siede sul “divano” della dimora, tanto fatiscente per quanto amica, di un gruppo di afghani. Chiede cosa cucinano, si fanno chiacchiere e per pochi minuti sembra quasi di essere in una situazione normale. L’umanità ha questi linguaggi che superano i paralleli geografici e li esaltano, fino a non saperli più distinguere.

Resto in disparte, guardo intorno a me e cerco ragioni, dati. Non li trovo.

Usciamo e Roberto mi guarda e ci diciamo che non può esistere un posto del genere, a cento metri dalla stupenda e ordinata magnificenza della mitteleuropa. Non ha senso.

A giugno 2024 il Silos è stato sgomberato e chiuso ma la situazione dei migranti continua a essere drammatica.

Cenni biografici autore

L’autore Andrea Bellardinelli

Andrea Bellardinelli nasce ad Ancona nel 1967. Dopo gli studi in Scienze Biologiche, si è specializzato in Peacebuilding Management, Gestione degli Interventi Umanitari e Ricostruzione post-guerra.

Dal 2011 è Direttore di Emergency Programma Italia ed è stato membro del Consiglio Direttivo per due mandati.

Ha iniziato a lavorare con Emergency nel 2002 come Coordinatore Logistico in Sierra Leone e nel 2005 ha ricevuto un Encomio dall’Ufficio della Cooperazione Italiana di Freetown – Ministero degli Affari Esteri.

Nel terzo settore ha collaborato con Raleigh International, WWF – Riserva di Miramare, Museo della Scienza – Immaginario Scientifico e Medici Senza Frontiere.

Da più di trent’anni è attivo nell’educazione a una cultura di pace, tutela ambientale e difesa dei diritti umani, partecipando a eventi organizzati da scuole, università, associazioni, istituzioni pubbliche e agenzie internazionali delle Nazioni Unite.

Geografie umanitarie è il suo primo libro.

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