Interviste

La scrittrice Dianora Tinti tra arte e impegno sociale, tra riconoscimenti e l’amata tranquillità della sua Maremma… la Golden Woman della letteratura italiana si racconta.

Buona sera Dianora, per me è un grande onore e un piacere avere la possibilità d’intervistarti. Sono curioso di conoscere meglio la donna che si cela dietro i libri di successo che hai scritto, ma allo stesso tempo desidero comprendere più approfonditamente l’iter che ti ha portato a essere un’autrice celebre e apprezzata. Qui, in questo mio salotto virtuale, ti invito a metterti comoda e a farti trasportare dalle mie domande in un viaggio leggero e gradevole nella narrazione, o forse meglio dire nel ricordo, delle tue tante esperienze personali e professionali. Partiamo…?

Buonasera e grazie a tutti, soprattutto a te David, e… sì partiamo!

So che attualmente abiti a Magliano in Toscana, meraviglioso borgo cinto da mura fiabesche scelto da tanti personaggi dello spettacolo come rifugio dalla mondanità e luogo d’ispirazione per la bellezza del territorio. Sei nata lì o anche te sei stata ammaliata dalla sua benefica aura che ti ha indotto a trasferirtici rubandoti il cuore?

(Sorride, ndr) Nessuna delle due cose. Sono nata e vissuta a Grosseto fino all’età di 26 anni. Durante gli studi universitari, a Siena, ho incontrato il mio futuro marito che è maglianese e, per seguirlo, mi sono trasferita a Magliano nel lontano 1986. All’inizio è stato difficile abituarmi alla vita di paese, ma poi ho imparato ad amare la campagna, i ritmi più lenti e tutte le altre cose che la nostra magnifica Maremma ancora ci regala, tanto che poi, dopo la separazione, sono rimasta a vivere lì dove abita anche il mio adorato, unico figlio, Giacomo.

Dianora, quando hai percepito chiaramente dentro di te la presenza del sacro fuoco che spinge a scrivere?

Ammetto che durante l’adolescenza non leggevo molto, anche se ho sempre tenuto un diario (li conservo ancora tutti) perché amavo scrivere di quello che mi accadeva. Poco più che appunti, ma non passava giorno che non scrivessi qualcosa. Poi, dopo la laurea (in Economia, ndr) ho cominciato a sentire il bisogno di leggere e non ho più smesso. In quanto allo scrivere, ha sempre un po’ fatto parte di me. Ogni volta che dovevo dire qualcosa di serio, importante, scrivevo. Soltanto così riuscivo a non farmi prendere dalle emozioni e a dire tutto ciò che dovevo. Adoro scrivere lettere.

Inizialmente cosa rappresentava per te scrivere? Ora che hai raggiunto la notorietà e il consenso, cosa è cambiato? Ti approcci con la stessa spontaneità alla fase creativa o vi è più programmazione nella stesura di un’opera? Quanto le case editrici, attente alle logiche di mercato, possono imbrigliare l’ispirazione e la spontaneità di un autore?

Scrivere per me significa condividere i miei pensieri con gli altri, con i lettori. Non credo a chi dice di scrivere per sé. In quel caso si tiene un diario, ben riposto in un cassetto. Chi scrive e pubblica lo fa per essere letto.
I miei racconti e romanzi parlano di sentimenti, sono storie introspettive che cercano di analizzare il cuore umano. Credo sia sempre difficile scrivere se non si è ispirati, ma nel mio caso ancora di più. Al di là delle logiche di mercato, scrivo soltanto se ho una bella storia da raccontare e soprattutto se sono predisposta intimamente.

I sentimenti, in particolare l’amore, sono gli indiscussi protagonisti dei tuoi romanzi. Essi si nascondono dietro i personaggi, ispirano le loro azioni, arrivando in alcuni casi a prendere il controllo delle loro vite stravolgendole. Dianora, rispondimi con sincerità, quanto influiscono le passioni nella tua esistenza? Il loro ruolo è cambiato nel corso degli anni, forse sedate dalla ricerca di tranquillità e sicurezza o semplicemente per la conservazione di uno status esistenziale conseguito con sacrificio?

Passionale per natura, ma razionale per necessità, venivo soprannominata da mio nonno “una canna pensante” per il mio fisico esile come quello di una canna, ma anche per il carattere apparentemente docile che in realtà nasconde una grande forza e capacità di adattamento alle intemperie della vita. E lui… questo lo aveva capito bene.


Ho dato e ricevuto molto amore : da parte del mio compagno di vita, degli uomini che hanno attraversato i miei giorni, di mio figlio, delle mie inossidabili amiche. Sono stata amata intensamente e intensamente ho amato, ma non ho mai fatto pazzie…( o forse sì?)
Credo nella forza dei sentimenti e della verità. A mio figlio ho sempre detto che “E’ meglio una brutta verità che una bella bugia” e non ho mai rincorso la tranquillità economica o addirittura la ricchezza materiale. Nella mia scala di valori, questa è nelle ultime posizioni. La tranquillità, la sicurezza le intendo esclusivamente a livello intimo, come appagamento degli aneliti più profondi e nascosti. In questo senso sono ricchissima e il mio status esistenziale lo difendo con unghie e denti.

Hai un luogo particolare dove ti ritiri a scrivere? Una sorta di sancta sanctorum non accessibile agli altri in cui ritrovi te stessa e l’ispirazione delle muse? Dove il mondo resta fuori e ti senti immune dalle sue pressioni, dalle sue lusinghe?

Ho un piano della casa quasi tutto per me. E’ lì, in una specie di studio, che scrivo. Mi piace perché è arredato con colori rilassanti che vanno dal bianco al celeste e perché dalla finestra vedo il mare dell’Argentario e la campagna. Energeticamente perfetto!

Vite sbeccate è il tuo ultimo romanzo, recentemente pubblicato dalla casa editrice Pegasus. E’ stato accolto favorevolmente dalla critica e dal pubblico che ti segue numeroso nel tuor di presentazioni attraverso il nostro Bel paese. Ci puoi parlare di questa tua opera e magari anche regalarci qualche interessante o divertente aneddoto legato a essa?

E’ un romanzo che ho scritto molto lentamente. Faccio tantissime cose e il tempo per scrivere si sta assottigliando sempre più, purtroppo. Una cosa a cui devo porre rimedio al più presto. Scrivere fa parte ormai di me e se non lo faccio sto quasi male. Ritornando alla domanda, Vite sbeccate è una storia un po’ diversa dalle mie solite, nel senso che per la prima volta affronto anche una storia di violenza. Naturalmente sempre con la mia penna, in modo delicato, anche se alcune scene, a detta di chi lo ha letto, sono molto verosimili e fanno male.


Una cosa curiosa riguarda il titolo che è passato da Cuori ad Anime per arrivare a Vite sbeccate. Sia cuore che anime facevano pensare troppo al romanzo rosa e questo non mi piaceva troppo, perché questa storia è tutto fuorché rosa.
L’aggettivo “sbeccate” invece l’ho fortemente voluto perché mi ricorda il piatto o la tazzina da caffè sbeccata che comunque spesso si continua a tenere perché, pur non integri, continuano a fare egregiamente la loro funzione. E poi , chi di noi non ha una sbeccatura nella propria vita?

Dianora fai parte del Comitato Editoriale Casa Editrice Pegasus Edition di Cattolica (RM) e sei direttrice della collana Passion. Immagino che nel ricoprire questo ruolo, sei chiamata anche a selezionare – scoprire nuovi talenti. Quando ti arriva tra le mani un manoscritto che ti colpisce, generalmente quali sono le sue caratteristiche imprescindibili? Inoltre quanto conta il carisma dello scrittore, l’uomo o la donna che sta dietro il libro, nella tua scelta d’investire su di lui tempo ed energie?

Innanzi tutto una storia deve emozionare, trasmettere sensazioni. Preferisco una scrittura non perfetta, quella si può sempre aggiustare, a un romanzo magari scritto benissimo, ma noioso. Un romanzo è un buon romanzo quando abbiamo voglia di andare avanti a leggere, quando ci commuoviamo, ridiamo o sorridiamo, insomma quando una volta terminata la lettura ci pensiamo ancora… Non esistono però pareri assoluti, ciò che può piacere a me, può non essere gradito ad un altro. Anche per questo nel mio sito/blog www.dianoratinti.it recensisco soltanto i libri di cui non mi sento di parlare male. Non ritengo giusto “stroncare” colleghi che solo perché magari quel libro non è piaciuto.

Dianora, sei stata insignita con prestigiosi premi tra cui il Golden Woman nel 2016 e il Premio Comunicare l’Europa nel 2018 alla Camera dei deputati a Roma. Credo che questi riconoscimenti non siano solo il frutto del talento letterario, ma anche l’attestazione del tuo importante impegno sociale in più ambiti. Puoi confermare questa mia ipotesi?

Credo che la mia passione e dedizione per la cultura, non siano passate inosservate anche se mi sembra di fare sempre troppo poco. Sono riconoscimenti che mi fanno piacere, non lo nego, ma credetemi mi dà di gran lunga più soddisfazione un giudizio positivo di un lettore che magari si è emozionato leggendo i miei romanzi.

Dianora, ti ringrazio per avermi concesso un po’ del tuo tempo per questa meravigliosa intervista. Mi ritengo fortunato per aver conosciuto meglio una donna che è indubbiamente sopra le righe o, forse, “elegantemente tra le righe”.

Io ringrazio te, David,per le domande intelligenti, per niente scontate, e per lo spazio che vorrai dedicarmi. E naturalmente grazie a tutti coloro che avranno la bontà di leggere questa intervista.

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