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“Florido e il piano K” di David Parri.

Immagine di copertina

Sinossi

Nel primo pomeriggio del 14 luglio 1948, dopo la diffusione della notizia relativa all’attentato subito dal segretario del Partito comunista, Palmiro Togliatti, una sollevazione popolare percorse le strade di alcuni centri del Monte Amiata ed in particolar modo di Abbadia San Salvatore. Le violenze, proseguite anche nel giorno seguente, resero necessario un massiccio intervento dell’esercito che attuò una dura repressione per ‘riportare alla normalità’ una situazione prontamente interpretata dalle forze dell’ordine, dalla magistratura e dal ministro Scelba come insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Riecheggiata dai media del tempo, questa grave accusa in seguito decadde, ma in certa storiografia sopravvive l’idea che i tumulti amiatini avessero come fine l’instaurazione di una piccola “repubblica popolare”. Florido e il Piano K ripercorre con taglio storiografico le vicende di quei giorni delineandosi come opera eterogenea che prende avvio nella forma di un romanzo in cui si immagina la quotidianità di una banda di bambini e di alcuni ragazzi e ragazze – il Florido del titolo ed i suoi amici – nei mesi precedenti l’attentato. Seguendo le vicende di questi personaggi entriamo in una realtà umana resa complessa dalla compresenza di tre diverse civiltà, una precapitalistica antica, una capitalistica dovuta alla presenza della miniera e, infine, una utopica suscitata dall’ideologia comunista, capillarmente diffusa in un territorio segnato da antiche tendenze sovversive.

Recensione

Florido e il piano K è un romanzo storico scritto da David Parri, pubblicato da C&P Adver Effigi nel giugno 2023.

È ambientato ad Abbadia San Salvadore, un borgo alle pendici del Monte Amiata, principalmente tra il gennaio e il luglio 1948. Arco temporale che vide le prime elezioni politiche dell’Italia Repubblicana e l’attentato a Palmiro Togliatti.

E proprio a seguito di questo fatto, si verificarono gli eventi che hanno ispirato l’autore nella costruzione della trama: il paese amiatino fu teatro di una veemente sollevazione popolare in cui si ebbe l’intervento dell’esercito. Un intervento che assunse i tratti di dura repressione. In quei tumulti, le forze dell’ordine, la magistratura e il ministro Scelba vi scorsero un’insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Accusa che trovò ampia cassa di risonanza nei mezzi di informazione del tempo.

Con il romanzo che si muove tra la storia e le sue pieghe, Parri vuole dimostrare che le vicende di Abbadia San Salvatore non furono predeterminate da una regia superiore, l’apparato paramilitare del PCI, e che certamente non seguirono i protocolli di un piano insurrezionale (il cosiddetto Piano K). Viceversa, furono il prodotto spontaneo di un contesto socioculturale caratterizzato da miseria e frustrazione, dove le aspettative che seguirono la fine del Secondo conflitto mondiale non trovavano risposta.

E David Parri ci riesce bene nella ricostruzione di quella comunità montana di fine anni Quaranta del secolo scorso.  Un affresco mirabile di uomini e donne con i propri sogni, paure, sofferenze, rancori, disillusioni che spesso divengono collettive, condivise.

Protagonista dell’opera è un gruppo di amici poco più, o poco meno, che ventenni. Cercano il futuro, una vita diversa rischiarata da un po’ di luce. Così c’è Ghigo, scappato di casa per rifugiarsi ad Abbadia San Salvadore. Lontano dalle botte di un padre che beve, da un destino d’immobilità e miseria. Nel paese trova lavoro nelle miniere di mercurio e uno scopo: l’impegno nella sezione del partito per la difesa dei diritti dei lavoratori. E poi Florido che invece è disoccupato e vive il dramma di questa condizione dibattuto tra lasciare la terra d’origine alla ricerca di fortuna in una grande città o restare accettando una soffocante precarietà esistenziale. E ancora Uliano che annaffia col sudore il suo fazzoletto di terra dal quale trae sostentamento.

Ma questi sono solo alcuni dei giovani dentro le cui vite e la cui psiche ci conduce il Parri. Niente funamboliche considerazioni di un narratore esterno che esprime giudizi o interpreta fatti. No, i personaggi esprimono la propria personalità e le proprie dinamiche emotive attraverso l’azione e i dialoghi che si svolgono nelle stanze delle loro case, tra i vicoli del paese, nelle osterie, nei luoghi di lavoro.

Il metodo di narrazione dell’autore richiama il verismo verghiano. Come il maestro, sembra che si rechi tra le vie ad ascoltare ciò che dicono le persone e utilizza un linguaggio popolare caratterizzato da parole semplici e pittoresche. Quindi l’opera potrebbe anche essere considerata una sorta di lavoro antropologico sulla comunità di Abbadia San Salvatore nell’immediato dopoguerra. Ma tutto questo viene fatto con leggerezza, mantenendo alta l’attenzione del lettore, portandolo ad affezionarsi ai personaggi. Così, il lettore, sospira negli amori, geme nelle sofferenze, ride nelle goliardate dei protagonisti. E ancora, si stordisce nei loro bicchieri di vino imprecando alla miseria e all’ingiustizia, ma soprattutto tifa per un riscatto sociale che sente il suo.

Notevoli le descrizioni ambientali sia in ambiti urbani che naturali. Immagini panoramiche zumano improvvisamente su particolari che ci catapultano nel contesto facendocelo percepire con tutti i sensi. A volte con stilettate paratattiche, a volte con periodi più tondi dalla piacevole scorrevolezza.  

Il romanzo è arricchito sul finale da una parte storiografica, in cui si riportano documenti dell’epoca. Questo dà maggior valore a un’opera di narrativa già esaustiva e indipendente, capace di leggere tra le pieghe della storia. E i solchi lasciati da quelle pieghe, una volta stirate con empatia dal Parri, sembrano combaciare con le fonti.

Mi sento di consigliare questo libro a un pubblico trasversale di lettori, giovani e meno giovani, amanti del romanzo storico e non.

Dettagli del libro

TitoloFlorido e il piano K
AutoreDavid Parri
EditoreC&P Adver Effigi 
GenereRomanzo storico
FormatoLibro
Pagine 205
PubblicazioneGiugno 2023
PrezzoEuro 15
Link di acquisto
https://www.amazon.it/Florido-piano-Componimento-storia-invenzione/dp/885524552X

Estratto

Luce sporca, piove piano. Ticchettii leggeri sulla piccola finestra, a tratti il vetro trema; il risveglio è un lungo sospiro, il solito peso sul petto. Sua madre, di sotto, ciabatta passi, ripone stoviglie, sposta una sedia. La macchia di umidità sul soffitto si è allargata ancora. L’inverno non finisce mai. Dopo la neve di inizio anno tanti giorni come pianti. Fuori, sui tetti, tegole schiantate dal gelo, scozzate dalle tramontane. Dai comignoli il fumo si dissolve, grigio nel grigio; odore di legna e fuoco.

Sarà un altro giorno vile per Florido e tanti altri uomini del paese, lente figure in attesa della prossima sera, dentro ore passate a macerare prima di un altro domani, sperato diverso e vissuto identico, seduti al tavolo di una piccola mescita o all’osteria, in lente conversazioni, lente briscole.

Se invece fuori il giorno non è pioggia o vento insopportabile, ma un sole ebete ride, si addossano al muro di una casa o intorno alla fontana di piazza a discutere di politica. Negli ultimi mesi è stato per qualche periodo a fare il manovale, ma di lavoro ora ce n’è poco, la brutta stagione ha rallentato le opere e non l’hanno più chiamato. Da un mese o forse più, da quando riparò il tetto della legnaia a casa di Norma, non guadagna una lira.

A metà febbraio aveva un giorno raggiunto Piancastagnaio a cercare anche lì qualcosa che assomigliasse ad un lavoro, ma non c’era stato niente da fare. La sorte però, così avversa dal punto di vista economico, gli aveva fatto incontrare Zaira. Era una donna che aveva visto qualche volta, quando con gli amici si era recato in quel pase per qualche festa o fiera d’estate, e non gli era più uscita dalla testa perché gli aveva suscitato voglie di cui si era anche un po’ vergognato; era pur vero, infatti, che Florido sembrava assai più grande dei suoi diciotto anni, ma lei di anni ne aveva venticinque, sette più di lui.

Inoltre, in quella prima conversazione, iniziata per strada vicino ai lavatoi, dopo che l’aveva aiutata a raccogliere il bucato sparso sul selciato e si era offerto di aiutarla con il grosso catino pieno di panni fradici, mentre l’accompagnava a casa, aveva appreso che era madre di un bambino che andava già a scuola ed era moglie di un uomo che era partito con l’Armir ed era ufficialmente disperso in Russia.

Tornando verso Abbadia, Florido si era per questo rimproverato perché trovava un che di ingiusto nel pensare a lei come ci pensava lui. Ma Zaira, forse vedova, forse no, al solo pensiero gli faceva sentire il vuoto allo stomaco e uno struggimento strano. Anche lei era rimasta molto attratta da quel ragazzo che era stato così gentile e premuroso, e aveva ripensato a lui in una strana miscela infiammabile di desiderio e tenerezza, inquietudine e protezione.

Nonostante il figlio amatissimo, il caso sventurato della sua vita, mutilata di una parte così importante, le aveva ammaccato la giovinezza, sul cui orlo instabile si muoveva ancora, tra le mille insicurezze della sua testa e le certezze del corpo. In breve tempo, come succede a volte, quella con la donna era diventata per Dodo una storia segreta e importante, quasi inimmaginabile fino a qualche giorno prima.

A poca distanza dal loro primo lungo colloquio, un mattino lui era tornato al paese di lei e aveva cercato di incontrarla, incrociando non casualmente nelle strade attorno all’abitazione di Zaira. Alla fine l’aveva trovata ed allora erano rimasti l’uno davanti all’altra lasciando cadere nel vicolo deserto poche parole di circostanza. Lì una folata di vento gelido aveva teso un agguato che aveva spinto la donna a invitare Florido a casa.

Il bambino era a scuola e loro erano rimasti a guardarsi lunghi istanti davanti ad un caffè, finché le loro voglie li avevano stretti. E si erano presi, avidi, frenetici, torridi in quel mattino freddo in cui Dodo sentì improvviso un piacere mai prima provato di tanta intensità, che lo lasciò spremuto, in un dolce morire tra i seni della donna. “Ora devi andare…” – aveva detto Zaira, rimettendosi a posto – “Ci vediamo”. “Quando?” Aveva chiesto, quasi implorando, il ragazzo. “Non lo so”.

Cenni biografici autore

L’autore David Parri

David Parri è nato il 6 luglio del 1969 a Empoli (FI), dove vive e lavora come insegnante nel locale Liceo Scientifico statale.

Ha pubblicato in passato saggi di argomento storico-artistico e letterario, l’ultimo dei quali, Storie di picari e strane chimere, contenuto nel catalogo della mostra Pontormo e il suo seguito nelle terre d’Empoli, per la collana La città degli Uffizi, Edifir, 2014.

Negli ultimi anni ha esordito nella narrativa con il romanzo Nelle zone temperate, Stampa alternativa, 2017.

Successivamente si è accostato alla drammaturgia con il testo Aggiudicato! Dramma in 5 lotti (Edizioni Progetto Cultura, 2019), finalista al concorso nazionale “La clessidra”, Terni 2018. Si tratta di una pièce teatrale umoristica in cui un banditore di aste viene messo a sua volta all’incanto.

Del 2020 è l’edizione del suo secondo romanzo, La non protagonista (Effigi edizioni), sull’ideologia lavorista nel mondo contemporaneo.

Florido e il Piano K (Effigi edizioni, 2023) è il suo terzo romanzo.

Riferimenti e contatti autore

Indirizzo e-maildparri69@gmail.com
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