Recensioni

“La porta” di Magda Szabó.

La porta
Immagine di copertina

Biografia

Magda Szabó nasce il 5 ottobre 1917 da una famiglia dell’alta borghesia di Decebren, la città che, tra l’altro, ospita la più importante comunità protestante d’Ungheria. Dal 1935 al 1940 frequenta l’università Lajos Kossuth a Debrecen dove ottiene l’abilitazione all’insegnamento della lingua ungherese e latina. Esordisce nella letteratura, in qualità di poetessa, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale: le sue poesie vengono accolte da subito con grande favore e il suo talento viene riconosciuto come una delle migliori promesse della letteratura ungherese dell’epoca. Intanto, dal 1940 al 1945 insegna al collegio femminile protestante di Debrecen e in seguito, dal 1946, lavora presso l’amministrazione pubblica del Ministero della Religione e dell’Educazione Pubblica. Nel 1947 pubblica una raccolta di poesie ispirate alla tragedia della guerra: Bárány (Angelo). Ma il suo successo di poetessa ha una drammatica interruzione alla fine degli anni Quaranta, con l’insediamento del regime comunista in Ungheria e l’avvento del socialismo reale. Viene da lì a poco licenziata dal suo impiego pubblico. Vicina al gruppo che fa riferimento alla rivista Novilunio, viene accusata dal regime di non occuparsi, nelle sue opere, della vita contadina e operaia, come molti altri autori ungheresi. Magda Szabò sceglie così la via dell’esilio: il suo però non è un esilio fisico ma artistico, che la porta al silenzio letterario come forma di protesta nei confronti del regime. Durante gli anni del silenzio, dal 1949 al 1958, non interrompe però l’attività intellettuale: porta avanti, infatti, il proprio lavoro di insegnante e traduttrice. Il suo ritorno in qualità di scrittrice e l’arrivo della fama internazionale avvengono alla fine degli anni Cinquanta: si afferma come narratrice e si fa conoscere e apprezzare all’estero con una serie di opere che la pongono in una posizione di primo piano nel gruppo dei narratori ungheresi usciti dall’esperienza dei fatti del 1956, riuscendo a conciliare le proprie origini e formazione borghesi con la realtà socialista del paese. In Europa la sua fama ha inizio grazie all’interessamento di Herman Hesse, grazie al quale viene tradotto e pubblicato in Germania nel 1959 Affresco, tuttora considerato come uno dei capolavori della letteratura europea del Novecento. In generale, si può affermare che la letteratura di Magda Szabó si sviluppa attingendo alla vena lirico-intimista che si snoda lungo le grandi linee del ricordo, spesso autobiografico, pur mantenendo una solida struttura narrativa. Di questa elegante e prolifica autrice ultraottantenne, considerata nella sua terra d’origine una vera icona vivente della letteratura e della cultura magiara, purtroppo si conosce ancora molto poco in Italia la sua attività di romanziera e drammaturga: risale infatti al 1964 la traduzione – mai ripubblicata – de L’altra Ester e solo nel 2005 è stato tradotto La porta. Magda Szabó è anche autrice di alcuni importanti libri per ragazzi: in Italia, grazie alla milanese Edizioni Anfora, e grazie anche al contributo della Fondazione per il Libro Ungherese, è da poco uscito un piccolo grande classico della letteratura per l’infanzia: Lolò il Principe delle Fate.

La scrittrice Magda Szabó

Sinossi

È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredàs, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche. La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell’alone di mistero che ne circonda l’esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell’anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.

Recensione

“La porta” di Magda Szabó è un libro che ho amato fin dalle prime pagine quando i personaggi principali non erano ancora ben delineati. Era da diverso tempo che nutrivo l’intenzione di leggere questo romanzo attratta soprattutto dall’immagine di copertina e da quel richiamo che solo alcuni libri sono capaci di trasmettere. Le mie aspettative non sono state tradite in quanto fin dalle prime pagine si evince la forza dirompente della storia che è un raccontare senza riserve ciò che è stato e ciò che è tra passato e presente. È proprio la Szabó che decide di trascrivere nel suo libro quel rapporto speciale che per vent’anni ha avuto con la sua domestica Emerenc. Due donne tanto diverse quanto vicine nel modo di amarsi e accertarsi. Una diversità intesa non tanto come appartenenza sociale ma per carattere e predisposizione d’animo. Emerenc era un’anziana signora che non leggeva giornali, non ascoltava i notiziari, che considerava sospetti tutti i fogli di carta, le scrivanie e le brochure. Una donna tutta d’un pezzo scorbutica e insolente capace di lavorare per cinque persone, abituata a fare sempre tutto da sola, con una propria testa capace di ragionare indipendentemente dalla massa. Nonostante il suo carattere però era sempre pronta ad aiutare il prossimo seppure senza concedersi completamente all’altro.

“La porta” allora diventa simbolo e metafora di frattura e barriera tra sé e l’altro. Aprire la porta di casa significherebbe mettere a nudo il proprio mondo interiore, la propria anima ed Emerenc segnata dalla vita non ne ha più intenzione fino a quando per egoismo o forse per troppo amore tutto crolla. Intenso, struggente e riflessivo ne consiglio la lettura.

Dettagli libro

EditoreEinaudi
Data di pubblicazioneFebbraio 2014
Lingua originaleItaliano
Formato Libro
Pagine252
Prezzo11,40 euro

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